Borgo Medievale
Terra antica
Terra antica la mia, che stringe in grembo una storia millenaria ed una recente, avventurosa epopea. Terra nera, borbonica, fatta di brigantaggio crudele e cortese, di miti
leggendari, che trasudano sangue di popolo, in bilico tra realtà e fantasia.
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Questi sono i confini-limiti del mio paese, che come un cuore
caldo inebria i suoi eroi veri e di cartone.
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Nel breve cerchio delle mie vallate fantasmi antichi e moderni si contendono il tempo. L’uomo porta i sintomi delle luci e delle ombre della sua vera essenza, di quel lembo di
terra dove il pensare e l’agire rendono alacri gli uomini
battuti dal sole, risucchiati dal tufo, nero come le olive smerigliate;
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Questo è il mio paese, dove more e biancospino inebriano
l’aria liquida di ogni contrada, dove un tempo gli uomini, coperti di solido velluto, galoppavano tra l’erba fiorita e la palude.
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Umberto Mastroianni
Il borgo medievale, costituito dal centro storico e dal piccolo borgo Santa Lucia, rappresenta la parte più antica del paese, il primo nucleo di Fontana (denominazione riportata fin dal 1142), sorto quando gli abitanti che si erano insediati in forma sparsa lungo le sponde del Liri intorno al Castrum Scipionis (o Zupponis), furono costretti a ritirarsi in massa sulle alture in seguito alle incursioni dei Saraceni prima (verso la fine dell’ 800) e degli Ungari e i Normanni dopo (tra il 900 e il 1100). Essi si rifugiarono sul colle Santa Lucia e poi, intorno all’anno 1000, costruirono sullo sperone roccioso adiacente, che meglio si prestava ad essere difeso, il castello Succorte, i torrioni difensivi, le porte di accesso al borgo, la chiesa attualmente denominata di Santa Croce e le case, addossate le une alle altre, disposte lungo le strade interne e i vicoli. Sorse così il Castrum Fontanae, o semplicemente Fontana, dal nome di una sorgente vicina, la Fontana Abballe (a valle) che rappresentava il punto di approvvigionamento di acqua del paese.
Il nome Fontana fu mantenuto fino al 1863, anno in cui per motivi di omonimia fu aggiunto il nome Liri, dal fiume che la attraversa.
La più antica notizia del castello Succorte risale al 1187, quando, possedimento dei Conti di Caserta, era “feudo di due militi”. Più volte distrutto (nel 1191 da Enrico VI Hoenstaufen, nel 1229 da Tommaso d’Aquino, Conte di Acerra, nel 1349 dal terremoto e nel 1799 dalle truppe francesi) fu sempre ricostruito, data la sua importanza strategica nel sistema difensivo del territorio. Nel tempo fu possedimento del papa, dei Cantelmo, duchi Sora, dei Della Rovere (dei quali resta uno stemma inciso su pietra - link all'approfondimento), dei Boncompagni, del Regno di Napoli. Il castello, ora in rovina, era a due piani: il piano terra, con annessa prigione, per soldati e servitori, e il primo piano con varie stanze e un salone di rappresentanza, per il castellano e gli ospiti. Si tramanda che abbia soggiornato qui per due mesi, nel 1442, il re di Napoli Alfonso d’Aragona.
Del castello restano gli affreschi quattrocenteschi (ora esposti presso il municipio) raffiguranti l’ Annunciazione dell’Arcangelo, il Cristo dolorante e la Madonna.
Tra le opere realizzate dai Boncompagni sono significativi i rifacimenti del castello (all’interno del quale è stato rinvenuto un massello in pietra con l’incisione di Iacopo Boncompagni), del Santuario della Madonna di Loreto, della chiesa di Santo Stefano, la costruzione del mulino dello Zippo.
Una particolare menzione merita il tradizionale culto della la Madonna di Loreto, venerata nel suo santuario posto nella valle di Curzio, da dove ogni anno viene trasferita con una processione solenne all’interno del borgo, nella chiesa di S. Stefano, dove resta esposta per quindici giorni.
Attualmente il borgo conserva la struttura originaria e, tranne qualche rifacimento poco adeguato e qualche costruzione in rovina, nell’insieme appare ancora intatto nel suo assetto chiaramente medievale, molto suggestivo. Per tale motivo fu scelto da Nino Manfredi come set per il film Per grazia ricevuta.
La sede comunale restò nel borgo fino al 1930, anno in cui fu trasferita alla frazione “Polverificio”, oggi Fontana Liri inferiore, dato che, in seguito alla costruzione del Polverificio (oggi Stabilimento militare Propellenti), molte famiglie si erano trasferite in pianura e avevano qui costituito un centro più popolato e moderno, con necessità di servizi e strutture amministrative .
La processione La terra morde Ottoni lucenti Gianfranco Rauso |
Dedicato a …. Dal basso ti guardo, Francesca Landini, 1994 |
Il mio paese Caro vecchio paese,
Daniela Patriarca |
Due pietre nel Castello Succorte
In occasione dei lavori in corso al Castello Succorte, in Fontana Liri Superiore, sono state rinvenute due pietre con inciso il nome di Jacopo (Giacomo) Boncompagni. Dell’ esistenza di almeno una di queste pietre ne aveva già parlato Generoso Pistilli nel suo libro “Fontana Liri due centri - una storia”, edito nel 1988, ma solo adesso sono ricomparse in mezzo ai detriti risultanti dai resti di parti delle mura scoperti all’ interno del Castello stesso. I due reperti saranno prontamente rimossi e posizionati nella sede municipale, per iniziativa del delegato alla Cultura del Comune Sergio Proia, a fianco dell’ affresco, di autore ignoto, risalente alla prima metà del 1400, anch’esso rinvenuto in una nicchia all’interno del Castello Succorte. Tale affresco è riportato su tre pannelli e raffigura il Cristo dolorante con ai lati la Madonna in preghiera e l’Arcangelo annunciante. Jacopo Boncompagni, figlio di Ugo Boncompagni, divenuto poi papa Gregorio XIII, nato a Bologna nel 1548 e morto nel 1612 nel Castello Boncompagni di Isola di Sora, aveva avuto in dono dal padre, papa Gregorio XIII, il Ducato di Sora e di Arce, di cui il Castello Succorte faceva parte, che aveva acquistato per lui nel 1580 da Francesco Maria della Rovere, duca di Urbino per 100.000 scudi d’oro. Le pietre recuperate risalgono, quindi, sicuramente alla seconda metà del 1500.
Approfondimenti:
Lo stemma del Castello (trafugato nel 1983)
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Galleria di immagini del borgo:
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