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Marcello Mastroianni e il teatro

Marcello Mastroianni attore di teatro

a cura di Cecilia Nocella

Quello di Marcello Mastroianni è un nome legato a doppio filo col cinema italiano, col nostro migliore cinema: quello di Fellini, di De Sica, di Antonioni, di Ferreri, di Germi. Eppure c’è stato tanto teatro nella vita di Mastroianni e, cosa più importante, c’è stato il teatro prima che il suo lavoro nel cinema decollasse e lo facesse diventare la star internazionale che ha offuscato gli esordi di un giovane ragazzo di talento che imparò a recitare sul palcoscenico.
Paolo Emilio Poesio, ha scritto un articolo su Mastroianni nel 1996, poco dopo la sua morte, intitolato “La dolce vita di Marcello. Divo, antidivo, latin-lover: ma soprattutto attore. Mastroianni e il teatro, un amore reciproco. Fino alla fine” in cui dà la dimensione dell’importanza che ebbe il teatro nella vita artistica del Marcello attore:

«In teatro aveva mosso i primi passi di attore, in teatro aveva conseguito i primi successi, in teatro aveva assaporato il piacere di una popolarità che il cinema avrebbe poi tramutato in celebrità mondiale. Ma attore di teatro era nato, Marcello Mastroianni, e da attore di teatro ha voluto concludere la sua avventura terrena, quando l’insidia del male inesorabile si è fatta certezza».

La prima compagnia di prestigio con la quale l’attore ebbe la fortuna di lavorare (dal 1948 al 1956), fu la Compagnia di Prosa Italiana diretta da Luchino Visconti. La sua fortuna più grande, fu quella di entrarvi a far parte agli esordi della sua carriera, tanto che Mastroianni ricorderà questo periodo come il suo vero e proprio apprendistato attoriale: un apprendistato decennale. Non è certo facile raccontare e ripercorrere le tappe di un sodalizio artistico durato dieci anni, che forse sarebbe durato di più se il cinema non avesse portato via Marcello dal teatro, per elevarlo nell’Olimpo dei divi. Quando Mastroianni entrò a far parte della “Compagnia Italiana di Prosa” diretta da Luchino Visconti (1948), aveva ventiquattro anni e finalmente, dopo tanti sacrifici, arrivò per lui una delle prime scritture teatrali di una certa rilevanza artistica, e anche economica: fu il suo trampolino di lancio.
Nel 1948 avvenne l’incontro fra i nostri due artisti: Visconti lo vide recitare in uno spettacolo di Leo Ferrero andato in scena al CUT (Centro Universitario Teatrale): Angelica in cui la protagonista femminile era Giulietta Masina e Mastroianni ricopriva il ruolo di Orlando, protagonista maschile dell'opera.

Mastroianni lo ricorda così:
«Ci incontrammo al “Rugantino” il caffè che sorgeva presso piazza di Spagna. Oltre Zeffirelli, c’era anche Emilio Amendola. Visconti mi squadrò, dopodiché mi disse, con il suo accento milanese: “Il signor Amendola dice che hai delle qualità, vedremo […]. Se hai delle qualità ti darò quella parte (Mitch in “Un tram che si chiama desiderio”, ndr), se no farai la comparsa.”»

Così ebbe inizio la sua avventura nel teatro professionistico dove mosse i primi passi di quella che sarebbe diventata una carriera sfolgorante. Il teatro e il lavoro con Visconti, furono la sua scuola.
Mastroianni ha dichiarato:

«Visconti mi ha messo in teatro e mi ha insegnato buona parte di quello che so, non solo il mestiere ma il gusto del mestiere, da uomo moderno, il non essere guitto, una cosa che tanti attori bravi non capiscono, pur essendo dotati di grandi possibilità. A parte naturalmente, insegnarmi a recitare, a capire certi testi, a capire come valorizzarsi […]. Questa partenza mi ha fatto capire le mete da perseguire, anche nel cinema».

Quando Fellini lo chiamò per “La dolce vita” Mastroianni lasciò la compagnia di Visconti. Da lì, la sua carriera decollò in maniera sbalorditiva. Il suo successo cinematografico, non lo allontanò mai definitivamente dal teatro, dove ritornò spesso negli anni prendendo parte a spettacoli che hanno fatto poi la storia del teatro internazionale.
E sul palcoscenico, Mastroianni ha deciso di chiudere la sua carriera. Le ultime lune di Giulio Bosetti è stato il suo ultimo spettacolo, la sua ultima interpretazione, l'ultima testimonianza del suo talento infinito che ci ha lasciato da un palcoscenico, come a voler chiudere in maniera perfetta il cerchio della sua vita artistica, che sulle assi di legno del teatro aveva pian piano spiccato il volo.

 

Spettacoli Teatrali
1948: 26 gennaio “Angelica” di Leo Ferrero; regia di Luigi Chiavarelli, con Giulietta Masina e Marcello Mastroianni – Compagnia CUT Centro Universitario Teatrale – ruolo Orlando (protagonista maschile) – Teatro delle Arti, Roma. Dramma satirico in cui il cavaliere Orlando libera Angelica dalle grinfie di un tiranno, che viene rovesciato, ma l'impresa, dopo un primo momento di entusiasmo, lascia deluso gran parte del popolo, che dalla dittatura ricavava pur sempre dei vantaggi; una satira contro il regime fascista in cui l'autore identifica nel personaggio di Angelica, l'Italia soggetta al fascismo. Il primo ruolo importante di Mastroianni ottenuto in spettacoli di un certo rilievo. Fu il ruolo che lo portò all’attenzione e alla conoscenza con Luchino Visconti con cui poi lavorerà per 10 anni.

1948: 26 novembre “Rosalinda o Come vi Piace” di William Shakespeare; regia di Luchino Visconti; scenografie Salvador Dalì, con Paolo Stoppa, Rina Morelli, Vittorio Gassman, Luigi Almirante, Ruggero Ruggeri, Marcello Mastroianni – Compagnia Italiana di Prosa – ruolo comprimario – Teatro Eliseo, Roma. Commedia pastorale in 5 atti – Le avventure e disavventure di Rosalinda, Orlando, Jacques, il giullare Paragone, i due Duchi e le loro corti nella fantastica foresta di Arden. Intrighi, amori travestimenti che hanno reso questo testo uno dei più particolari scritti dal drammaturgo inglese. Visconti lo mise in scena con il supporto visivo e immaginifico di Salvador Dalì. Lo spettacolo ricevette molte critiche proprio perché Visconti si allontanò da una poetica neorealista fino ad allora perseguita nel cinema e disillusa in questo spettacolo per dare spazio a un ambiente favolistico. Fu il banco di prova per Mastroianni, il lasciapassare per entrare a pieno titolo nella Compagnia di Prosa Italiana.

1949: 21 gennaio “Un tram che si chiama desiderio” di Tennessee Williams; regia di Luchino Visconti; con Rina Morelli, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Vivi Gioi – Compagnia Italiana di Prosa – Ruolo: Mitch (Co-Protagonista Maschile) - Teatro Eliseo, Roma. Uno dei drammi più intensi composti dal drammaturgo statunitense, in cui passione, amore, miseria, immigrazione, paure, depressione, malattia, pazzia, si intrecciano per mostrarci uno spaccato della vita di una certa America di fine anni ’40 che in realtà era uno spaccato della società che cercava di emergere dal dopoguerra. Il ruolo che Mastroianni ricopre in questa produzione è quello di Mitch, un uomo buono, dolce e gentile che si innamora della cognata di uno dei suoi migliori amici. Fu un ruolo estremamente delicato, in cui fu guidato con sapienza non solo dal regista Luchino Visconti, ma anche dagli altri attori della compagnia. Accanto a quei mostri sacri, Mastroianni non venne offuscato, ma apparve chiaro al pubblico che il suo talento straordinario lo rendeva più che idoneo e degno a calcare le scene accanto ai più grandi attori italiani dell’epoca.

1949: 9 aprile, “Oreste” di Vittorio Alfieri; regia di Luchino Visconti, con Rina Morelli, Ruggero Ruggeri, Vittorio Gassman, Paola Borboni, Marcello Mastroianni – Compagnia Italiana di Prosa – Ruolo: Pilade – Teatro Quirino, Roma. Un testo classico della fine del ‘700 che riprende la trama dalle grandi tragedie classiche greche (Coefore di Eschilo). Il tema del matricidio di Oreste nei confronti della madre Clitennesta e dell’amante di lei, Egisto, colpevoli dell’uccisione di Agamennone, è il plot attorno a cui si snoda la vicenda. Mastroianni è Pilade, l’amico fedele di Oreste, ma la vera difficoltà di questa produzione non fu per Marcello il ruolo in sé, ma il fatto di dover recitare sempre in versi. Alfieri compose tutte le sue tragedie in endecasillabi sciolti, e recitare facendo percepire la potenza del verso poetico, le cesure e il ritmo della poesia, per un attore che imparava il mestiere sul campo come fu Mastroianni, fu una grande prova, come sempre, superata, anche grazie all’aiuto dei suoi colleghi in scena, Rina Morelli e Vittorio Gassman, che, come testimonia lo stesso Mastroianni, gli hanno dato una mano. 

1949: 21 giugno “Troilo e Cressida” di William Shakespeare, regia di Luchino Visconti, con Giorgio Albertazzi, Memo Benassi, Massimo Girotti, Franco Interlenghi, Carlo Ninchi, Rina Morelli, Renzo Ricci, Giorgio De Lullo, Paolo Stoppa, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni – Scenografie di Franco Zeffirelli – Compagnia Nazionale del Teatro Italiano – Ruolo: Diomede – Maggio Musicale Fiorentino, Giardini di Boboli, Firenze. Shakespeare (la storia d’amore fra i troiani Troilo e Cressida e il subitaneo tradimento di lei nei confronti di Troilo, dopo essere stata promessa in sposa al greco Diomede; sullo sfondo, la guerra di Troia). Fu uno spettacolo sfarzoso e mastodontico, con oltre 150 interpreti. Oltre agli attori della sua compagnia, Visconti chiamò tutti gli attori più prestigiosi del momento in Italia, tanto da chiamare la compagnia, per l’occasione, la NAZIONALE DEL TEATRO ITALIANO. Tra i mostri sacri, Mastroianni ricoprì il ruolo di Diomede, l’antagonista, che insieme a Troilo (Gassman) si contende l’amore di Cressida (Morelli). Una vera vittoria per Mastroianni poter ricoprire un ruolo di rilievo accatto ai più grandi attori italiani del momento.

1951: 10 febbraio “Morte di un commesso viaggiatore” di Arthur Miller, regia di Luchino Visconti, con Rina Morelli, Paolo Stoppa, Giorgio De Lullo, Marcello Mastroianni – Compagnia di Prosa Italiana – Ruolo: Jo – Teatro Eliseo, Roma. Questo spettacolo segna il ritorno al dramma moderno e al (neo)realismo viscontiano. In questa storia di disfacimento familiare, dove viene messa in discussione tutta la filosofia americana del self made man (l’uomo che si è fatto da solo), dove i rapporti umani tra genitori, figli e fratelli sono il fulcro e la potenza del racconto di questa tragica storia di un commesso viaggiatore che si suicida perché non regge più al pensiero di sentirsi un fallito e soprattutto di essere considerato tale dalla sua famiglia e dai suoi figli, Visconti punta moltissimo sugli attori e sulle loro interpretazioni. Li dirige con maestria e riesce nel suo intento. Mastroianni interpretò uno dei figli del commesso viaggiatore Willy Loman e ottenne un grande successo anche di critica. Lo definirono “un attore su cui ormai si può contare ad occhi chiusi ”. Un altro traguardo nella sua maturazione artistica era stato raggiunto.

1951: 29 aprile “Un tram che si chiama desiderio” di Tennessee Williams, regia di Luchino Visconti, con Rina Morelli, Marcello Mastroianni, Rossella Falk, Giorgio De Lullo – Ruolo: Stanley - Compagnia di Prosa Italiana – Teatro Nuovo, Milano. A due anni dalla prima messa in scena del ’49, Visconti torna a rappresentare questo dramma sconvolgendo il cast e affidando a Mastroianni il ruolo del protagonista indiscusso della storia. Mastroianni si trasfigurò per questo ruolo e per far dimenticare la sua interpretazione di due anni prima in cui il suo personaggio era tutt’altro che violento e possessivo. Il suo obiettivo fu raggiunto se alcuni critici arrivarono a scrivere queste parole per definire la sua interpretazione: “Marcello Mastroianni ha recitato dando prova di capacità non comuni, conferendo al suo primitivo personaggio la cieca, squassante e spaventante violenza di una furia da epilettico”.

1952: 2 ottobre “La Locandiera” di Carlo Goldoni, regia di Luchino Visconti, con Paolo Stoppa, Marcello Mastroianni, Rina Morelli, Giorgio De Lullo, Gianrico Tedeschi, Rossella Falk – Ruolo: Cavaliere di Ripafratta - Festival veneziano della Prosa – Teatro “La Fenice”, Venezia. Alle prese con un testo della tradizione e della Commedia Italiana, Visconti stravolge anche qui il modo tipico del mettere in scena Goldoni e crea uno spettacolo in cui Goldoni e la sua “verità” vengono fuori al di là dei pizzi e delle crinoline tipiche della commedia dell'arte. Lo spettacolo, nonostante alcune critiche, varcò addirittura i confini italiani per sbarcare a Parigi nel '56. Mastroianni interpretò il protagonista maschile, quel Cavaliere di Ripafratta che si vanta di saper resistere ai poteri seduttivi delle donne e invece capitola sotto l'arte ammaliante di Mirandolina, la Locandiera. L'interpretazione di Mastroianni in cui emergeva la sua spontaneità d'attore, sua cifra stilistica, fu molto apprezzata, anche all'estero.

1952: 20 dicembre “Tre sorelle” di Anton Cechov, regia di Luchino Visconti, con Rina Morelli, Sarah Ferrati, Elena Da Venezia, Paolo Stoppa, Memo Benassi, Gianrico Tedeschi, Giorgio De Lullo, Marcello Mastroianni, Sandro Ruffini – Ruolo: Solenij – Teatro Eliseo, Roma. E' l'incontro di Mastroianni con l'autore russo per il quale l'attore italiano dichiarerà di aver sviluppato un vero e proprio amore all'istante: «Forse amo Cechov in modo così speciale perché i suoi personaggi, i suoi racconti, somigliano alla vita. O forse corrispondono meglio alla mia natura, anche alla mia natura d'attore». Le Tre sorelle, racconta lo sconvolgimento e la progressiva decadenza delle tre sorelle Prozorov in seguito alla morte del padre e al cambiamento della società russa. Visconti riesce a mettere in piedi uno spettacolo corale mirabilmente calibrato e concertato soprattutto nella direzione degli attori. Mastroianni ricopre il ruolo di Solenij, un personaggio introverso, perfido e cattivo che ad alcuni critici parve un'interpretazione migliore di quella precedentemente effettuata nello spettacolo goldoniano.

1955: 20 dicembre “Zio Vanja” di Anton Cechov, regia di Luchino Visconti, con Paolo Stoppa, Rina Morelli, Eleonora Rossi Drago, Marcello Mastroianni – Ruolo: Dottor Astrov – Teatro Eliseo, Roma. Dopo 3 anni dall'ultimo spettacolo, il ritorno sul palco di Mastroianni è segnato ancora una volta da Cechov. Marcello si dedicò un po' al cinema in questo periodo e ritornerà a calcare le scene ancora una volta con Cechov, con i suoi mezzi toni e il mondo sommesso fatto di piccole cose e sogni infranti. Zio Vanja è uno spettacolo emblematico da questo punto di vistache racconta, attraverso intrecci amorosi e disillusioni, il dramma e l'inutilità della provincia russa dei primi del '900. Mastroianni interpretò Astrov, un personaggio fondamentalmente idealista ma anche disilluso. Mastroianni è ormai etichettato da tutti come un attore maturo e di talento e la sua interpretazione eccellente non stupisce più la critica. Fu l'ultimo spettacolo che Mastroianni interpretò con la Compagnia Italiana di Prosa diretta da Visconti.

1966: 7 gennaio “Ciao Rudy” di Garinei&Giovannini e Luigi Magni, regia Garinei&Giovannini, con Marcello Mastroianni, Olga Villi, Paola Borboni, Paola Pitagora, Giulina Lojodice, Giusi Raspani Dandolo, Ilaria Occhini, Raffaella Carrà – Ruolo: Rudy – Teatro Sistina, Roma. Dopo 10 anni dall'ultima volta in cui aveva calcato un palcoscenico, Marcello Mastroianni torna a teatro con una sfida stimolante per un attore come lui, sempre curioso di provare e sperimentare e con la voglia di rischiare. Dopo l'apprendistato teatrale con Visconti, Mastroianni girò “La dolce vita” di Fellini e da lì
fino al 1964 alcuni tra i più importanti film della sua carriera tra cui: Il bell’Antonio, Divorzio all’italiana, Ieri, oggi e domani, Otto e ½, Matrimonio all’italiana La sua notorietà e la sua fama erano notevolmente cresciute e nonostante ciò, quando Garinei&Giovannini gli proposero di fare un musical (un genere di spettacolo teatrale in cui gli attori danzano e cantano oltre a recitare), lui accettò. Del resto, solo lui avrebbe potuto incarnare perfettamente il ruolo di Rudy, alias Rodolfo Valentino, il più grande seduttore italiano della storia del cinema mondiale. Il lavoro a cui si sottopose fu intenso e nonostante lo spettacolo ottenne un notevole successo di pubblico, le critiche sia sullo spettacolo che sulla sua prova attoriale furono discordanti tra chi lo ha lodato e chi ne ha fatto risaltare i limiti tecnici. Alla fine di questa avventura, il cinema lo ruberà alle scene per 20 anni.

1984: 7 gennaio “Cin Cin” di Francois Billetdoux, regia di Peter Brook, con Natasha Perry – Ruolo: Cesareo Grimaldi – Theatre Montparnasse. “Tornare di tanto in tanto al teatro è salutare, anche perché il contatto diretto con il pubblico ti restituisce quel senso di realtà che con il cinema si perde” dichiarò una volta Mastroianni. Sono passati quasi 20 anni dall'ultima esperienza teatrale di Mastroianni. La sua fama è ormai universalmente riconosciuta e in tutto questo tempo, Marcello ha girato instancabilmente un film dopo l'altro: La grande abbuffata, Todo Modo, Una giornata particolare, Ciao Maschio, La città delle donne, Enrico IV. Lo stupore del suo ritorno in teatro è l'incontro con quello che tutt'ora è uno dei più grandi registi teatrali, Peter Brook. “Tornare di tanto in tanto al teatro è salutare, anche perché il contatto diretto con il pubblico ti restituisce quel senso di realtà che con il cinema si perde”. Brook contattò Mastroianni per interpretare una commedia di un autore francese in cui il suo ruolo era quello di un italiano immigrato in Francia e del rapporto che si crea con una donna inglese, anche lei immigrata. Sin dal debutto il teatro fu esaurito e le critiche furono tutte entusiastiche. Alcuni parlarono dell'interpretazione di Mastroianni come un miracolo. L'ennesima conferma del suo talento.

1987/1988: 21 novembre “Pianola meccanica” tratto dal Platonov di Anton Cechov, regia di Nikita Michalkov – Ruolo: Platonov – Teatro Argentina, Roma. Poi Tourneè italiana Dopo l'esperienza francese passano solo 3 anni, in cui Marcello conquista premi internazionali di riconoscimento come attore per un film Oci Ciornie il cui regista è lo stesso che firma questo ritorno a teatro. Mastroianni torna ad incontrare uno dei suoi grandi amori teatrali, Cechov, diretto da un regista che lui stesso definì implacabile ed esigente. Ma i risultati furono quelli di un altro, indiscutibile successo, soprattutto personale. Fu il penultimo spettacolo che Mastroianni portò a teatro.

1995/1996: 10 novembre “Le ultime lune” di Furio Bordon, regia di Giulio Bosetti, con Marcello Mastroianni, Erica Blanc, Giorgio Curatolo – Ruolo: il Padre (protagonista) – Teatro Goldoni, Venezia. Poi Tourneè italiana. Altri 10 anni sono quasi passati. Dopo aver lavorato negli ultimi capolavori cinematografici della sua carriera come Che ora è?, Pret-a-Porter, sostiene Pereira, al di là delle nuvole, Viaggio all'inizio del mondo, Mastroianni si appresta a chiudere definitivamente la sua carriera e la sua vita con uno spettacolo che è un testamento, in tutto e per tutto. Il testo di Bosetti, narra del difficile rapporto tra padri e figli quando i padri invecchiano e racconta tutto l'isolamento di un uomo, un padre, costretto a vivere in un ospizio fino alla sua morte. Amò questo testo perché lo sentiva vicino ormai, dopo aver superato i 70 anni. Disse che lo aiutava a esorcizzare l'idea della morte. Fu la sua ultima interpretazione, tra le più intense, equilibrate, delicate. Il suo testamento scenico. Una chiusura perfetta per una carriera formidabile e strabiliante.

Approfondimento: Le ultime Lune, a cura di Alitia Ginevra Mazzoni 

Bibliografia / Teatro

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