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La famiglia Mastroianni

La famiglia Mastroianni, una famiglia di artisti
foto concessa dal sig. Corrado MastroianniLa nascita in un piccolo paese come Fontana Liri di due grandi personalità, due geni del mondo della cultura, nati a pochi anni di distanza l’uno dall’altro dalla stessa famiglia, è un evento più unico che raro nella storia.

È il caso di Umberto e Marcello Mastroianni, zio e nipote, che hanno dato una forte impronta alla cultura del Novecento in campo mondiale, l’uno nel mondo dell’arte, e della scultura in particolare, l’altro nel mondo del cinema italiano, di cui è diventato, ed è a tutt’oggi, l’incontestabile icona.

Fortuna volle, per l’orgoglio dei Fontanesi, che ai primi del secolo scorso Vincenzo Mastroianni, padre di Umberto e nonno di Marcello, originario di Arpino, si stabilisse con la famiglia a Fontana Liri, dove  lavorava come capo-modellista presso il  Polverificio Militare (oggi Stabilimento Militare “Propellenti”) da poco impiantato nella parte bassa del paese, intorno alla quale  andava formandosi un  considerevole centro abitato, come dimostra il fatto che qualche anno dopo, in piena prima guerra mondiale, la produzione di polvere impegnava giornalmente più di mille unità lavorative.

Fu un’occasione che Vincenzo colse a volo, dato che lui era un abile falegname e il nuovo centro militare in quel momento richiedeva manufatti in legno e mobili per la costruzione e l’arredamento delle nascenti case di operai e maestranze.

vincenzomastroianni

palazzo mastroianniE così nacquero a Fontana Liri due dei dieci figli di Vincenzo (Umberto nel 1910 e Corrado nel 1913) e nel 1924 il nipote Marcello, figlio di Ottorino, primogenito di Vincenzo e come lui falegname.

Dopo qualche anno Vincenzo fu trasferito dall’allora Ministero della Guerra all’Arsenale di Torino e fu seguito in poco tempo dai figli e dalle loro famiglie cosicché intorno agli anni trenta i Mastroianni si ritrovarono tutti a Torino.

In seguito Marcello, con i genitori e il fratello Ruggero, si trasferì a Roma e andò ad abitare nei pressi di Cinecittà, dove ebbe modo di avvicinarsi a quel mondo del cinema che già lo affascinava e che gli avrebbe dato tanto successo.


A breve Marcello avrebbe  introdotto nel mondo del cinema anche il fratello Ruggero che, seguendo anche lui la scia della genialità familiare, sarebbe diventato un abilissimo montatore cinematografico, ricercato dai maggiori registi, e avrebbe vinto premi importanti.

Intanto Umberto, rimasto a Torino, proseguendo nella vocazione artistica che - sulle orme dello zio Domenico - si era già evidenziata a Fontana Liri e a Roma, frequentava gli ambienti culturali delle Avanguardie del Primo Novecento e dava inizio alla sua straordinaria carriera che lo avrebbe visto affermarsi ai vertici mondiali.

Umberto definisce il padre un artista eclettico: ebanista, incisore, modellista, che lavorava il legno con la perizia di un intagliatore medievale.

La mia era una famiglia, ricorda Marcello, di operai, di falegnami. Se volessi elevare un po’ le mie origini, potrei dire una famiglia di artigiani, o di ebanisti, come li chiama mia madre.

In effetti, oltre al  nonno e al padre, valenti intagliatori, la famiglia vantava tra gli  antenati vari  artigiani – artisti geniali: gli abili lanaioli che nell’’800 esportavano all’estero arazzi e  pregiate coperte; gli artigiani impegnati nella  pittura di carta da parati; i ceramisti e figurinisti che hanno lasciato tracce fino ai nostri giorni e  inoltre Domenico, fratello di Vincenzo,  scultore e pittore con uno studio a Roma, in via Margutta, e a Parigi. Anche il figlio di Domenico, Alberto, fu un artista geniale e abile, famoso per i suoi dipinti di animali.

È interessante conoscere la famiglia Mastroianni  anche dalle parole stesse dei suoi componenti. 

ccccccCosì Umberto in un’intervista a Mimmo Pacifici per Gente nell’ottobre del 1990: 
La famiglia Mastroianni è sempre stata una famiglia di artisti. Mio nonno dipingeva ed era bravissimo nell’inventare disegni per le stoffe e i tappeti che venivano tessuti con i telai a mano. Mio zio Domenico era scultore con studio a Roma , in via Margutta. Ed anche mio padre Vincenzo, il nonno di Marcello, aveva il pallino dell’arte: nella vita di tutti i giorni faceva l’ebanista, progettando modelli per un arsenale dello Stato, mentre nel tempo libero si dilettava a disegnare mobili, chiudendosi giorno e notte nel suo laboratorio.
Umberto e Marcello Mastroianni    

Poi, in seguito, c’è stato l’incredibile successo cinematografico di mio nipote Marcello e l’affermazione di suo fratello Ruggero, che è diventato un abilissimo montatore. Ma prima ancora in famiglia avevano avuto un divo di Hollywood, Richard Conte, che sfondò al cinema nel ruolo di gangster, ed era il cugino di mia madre. Insomma come può vedere in casa Mastroianni si è sempre respirata un’atmosfera eccentrica e genialoide, anche se, e ci tengo a dirlo, nulla ci è mai piovuto dal cielo. A casa mia eravamo un piccolo esercito: sei maschi e quattro femmine più i genitori. E solo mio padre pensava a tirare avanti la famiglia. Papà era originario di Arpino, un paese della Ciociaria vicino a Frosinone, famoso per aver dato i natali a Cicerone. Ad un certo punto si trasferì a Fontana Liri per motivi di lavoro e qui sono nato io e tredici anni dopo anche mio nipote Marcello.  Eravamo una famiglia molto rumorosa e vivace, guidata dalla figura carismatica e tutta di un pezzo di mio padre Vincenzo. Non eravamo certo benestanti ma papà riuscì a non farci mai mancare niente: tutti infatti abbiamo studiato e siamo riusciti in qualcosa”…… “Con Marcello … sono legato da un bellissimo rapporto di stima e d’amicizia. … Io e Marcello abbiamo molte affinità: chi in un modo chi nell’altro siamo tutti e due artisti, anche se poi le differenze caratteriali non mancano. La sua pigrizia, il suo atteggiamento sornione come quello di un gattopardo continuano a stupirmi perché fanno letteralmente a “cazzotti” con il mio modo di essere irruento, con la mia grande vitalità”.
“Quando Marcello è nato io avevo soltanto tredici anni. Siamo molto legati. In un certo senso i nostri destini si somigliano. Ci unisce saldamente il fatto di avere assai sofferto prima di arrivare alla notorietà. Abbiamo faticato a lungo prima di veder realizzate le nostre  aspettative. Ho parlato di sofferenza perché Marcello ha perso suo padre quando era ancora giovane e ha dovuto fare parecchi sacrifici per riuscire ad affermarsi. All’epoca quando per un diabete mal curato morì prematuramente Ottorino, il papà di Marcello, nella nostra famiglia si aprì una ferita dolorosissima. Ottorino era il primogenito, uno dei punti di riferimento per noi fratelli e, dopo la sua scomparsa,  fu mio padre ad aiutare la famiglia di Marcello,  facendo di tutto per stare accanto ai suoi nipoti. Ma era anziano e non aveva certo più tutta la vitalità di una volta, quando da solo era riuscito a far crescere i suoi dieci figli”.


Il ricordo più bello che mi lega a Marcello risale a moltissimi anni fa, al momento in cui mi accorsi per primo delle sue straordinarie capacità d’attore. Già da bambino infatti Marcello in alcuni momenti entrava come in trance e cominciava a recitare, inventando storie, le più strane ed incredibili. Era nato attore. Quando a Fontana Liri c’erano le feste di piazza ero io ad organizzare piccole commedie. Avevo i baffetti neri, un cappellone di paglia e ricordo che tra il pubblico c’era mio nipote che mi seguiva con gli occhi spalancati e poi in casa mi chiedeva di provarle di nuovo e tutte quante insieme con lui quelle scene. Insomma sono stato io, diciamo così, il suo primo scopritore. 

E lo incoraggiai a dedicarsi allo spettacolo appena Marcello, dopo aver preso a Roma il diploma di perito, si trovò a scegliere la strada della sua vita. A giorni , e non c’era mai capitato prima, partiremo insieme per un viaggio a Tokyo, dove è stata allestita una mia mostra. Le massime autorità giapponesi, tra cui l’imperatrice, hanno organizzato una serie di straordinarie manifestazioni per festeggiare i due Mastroianni più famosi nel mondo. E le assicuro che sto aspettando con ansia di passare una settimana accanto a mio nipote Marcello, che per via del suo lavoro è sempre molto impegnato”. …..
“È da molti anni che accarezzo l’idea di vedere riuniti gli artisti della famiglia Mastroianni per realizzare un film tutti insieme. E’ un sogno che presto diverrà realtà, ne sono sicuro. Intanto ho già contattato Marcello e suo fratello Ruggero. Ho parlato anche con mio fratello Corrado, che per qualche anno è stato il segretario di Marcello ed è anche un buon pittore. Tutti si sono mostrati entusiasti. Sto già pensando alla storia, ma non posso ancora anticipare nulla. Mi auguro soltanto che il progetto vada in porto: questo, tra i miei sogni segreti, è quello a cui tengo di più”.

Umberto e Marcello mastroianniE così Marcello descrive lo zio Umberto in un’intervista rilasciata a Floriano De Santi per Il Messaggero:
“Marcello Mastroianni, come è venuta a suo zio Umberto la passione per la scultura?”
Questo con precisione non lo so, anche se spesso da ragazzino andavo a trovarlo nel suo studio. Pensando alla creatività dello zio Domenico e dei nostri genitori, probabilmente è una vocazione ereditaria, sebbene si possa dire che Umberto e la scultura siano una cosa sola”.
“Le sue visite a Natale significavano per me principalmente questo:che arrivava lo” zio magico” che rallegrava tutti. Aveva una pettinatura quasi romantica, proprio come si portava nel secolo scorso. Era sempre elegantissimo, affascinante per i suoi “ travestimenti”, a cui del resto non ha rinunciato neppure oggi; era originale e mai volgare nelle sue scelte: certi cappotti, certe giacche sportive, le scarpe inglesi, le camicie di seta ti colpivano per la loro particolarità. Inoltre, aspettavo sempre quelle cinque lire d’argento che regolarmente nelle feste importanti mi metteva in mano”.

“Non avevo la preparazione culturale per capire il suo lavoro: sapevo solo che era importante. Non ho potuto seguire il suo sviluppo artistico e i suoi successi, se non da lontano, perché se ne parlava spesso in famiglia. In seguito ho imparato a conoscerlo meglio: sono stato con lui nel ’60 a New York. Ero molto fiero per il tempo che mi dedicava e mi dicevo: io acquisto ad essere al fianco di uno zio così interessante e aristocratico. Anzi, voglio dire di più. Ci tengo molto, dopo il Praemium Imperiale, ad andare in Giappone con lui, perché ci arrivo non da “cinematografaro”, ma come il nipote di un grande artista”.

A proposito della visita alla mostra antologica alla Rotonda della Besana a Milano, Marcello dice: “Ho guardato la retrospettiva milanese con un sentimento di grande ammirazione; a un certo punto mi sono sentito persino annientato. Non sapevo che mio zio avesse la possibilità di trattare qualsiasi materia – dalla carta al piombo, dal rame al bronzo, dal marmo al legno, all’oro all’argento - ,con una maestria sbalorditiva. E’ incredibile: qualunque cosa tocchi diventa un’opera d’arte; e dico ciò in maniera molto ingenua, da visitatore sprovveduto che rimane sorpreso a vedere un ventaglio così esteso e variegato di possibilità espressive. E poi mi ritornano in mente le sue sculture recenti che mi sembrano delle “macchine” di guerra; tuttavia capisci immediatamente che non sono macchine per fare la guerra, ma per porre in rilievo gli effetti mostruosi che la guerra provoca. E questa impressione l’ho provata anche a Firenze, nella rassegna suggestivamente ordinata alla Fortezza del Belvedere”.
“Quando capita, trascorro delle ore bellissime, mi piace ascoltare i suoi discorsi anche perché da grande artista qual è ha ancora tutta la rabbia del ragazzo, la vitalità e la voglia di fare di un adolescente”.

 

 

 

 

 

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